L’uomo e la donna che vogliono vivere il loro battesimo devono andare verso le periferie, verso le periferie geografiche, le periferie culturali, le periferie esistenziali, devono andare con questa proposta evangelica... vivere in questa tensione, una tensione tra l'interiorità dell’incontro con Gesù che vi spinge verso fuori e pone tutto in questione, tra un andare e un tornare continuo.





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Weigel: «Il cardinale Bergoglio mi disse che l’urgenza della Chiesa era “ripartire da Cristo”»





Un vero uomo di Dio. «Il mendicante sulla sedia a rotelle all’angolo fra via della Conciliazione e via dell’Erba questa mattina ha avuto un’intuizione sagace riguardo al suo nuovo Vescovo: “Sono molto felice; lui è un profeta”», a partire da questo aneddoto, George Weigel, intellettuale cattolico e membro dell’Ethics and Public Policy Center di Washington e celebre in tutto il mondo per una monumentale biografia su Giovanni Paolo II (Witness to Hope), racconta il nuovo Pontefice.

«MI CHIESE DI PREGARE PER LUI». Questa, continua Weigel sul National Review, «è sicuramente l’impressione evidente che mi portai via da un’ora spesa lo scorso maggio con l’arcivescovo di Buenos Aires e futuro Papa – avevo davanti un vero uomo di Dio, che vive fuori dalla ricchezza, in una vita interiore profonda; un vescovo che porta le sue responsabilità come un uomo di Chiesa e che prende le sue decisioni di leader di un’organizzazione complessa da una prospettiva vangelo-centrica, in uno spirito di preghiera e discernimento».
Il biografo di Giovanni Paolo II allora rimase colpito «dall’intensità con cui il cardinal Bergoglio mi chiese di pregare per lui, alla fine di un’ora di conversazione su una vasta gamma di questioni cattoliche locali e globali, che si è riflessa la scorsa notte nella sua richiesta senza precedenti alla vasta folla, che da piazza San Pietro fuoriusciva fino al Tevere, di pregare per lui prima che li benedicesse».
Alla mente di Weigel viene «Gregorio Magno che, nel VI secolo, fu il primo vescovo di Roma ad adottare il titolo di “Servus servorum Dei” (“Servo dei servi di Dio)», perché «tale antica descrizione del sommo pontefice della Chiesa cattolica è incarnata pienamente da papa Francesco, che ha scelto il nome del Poverello di Assisi, il santo più popolare della storia».

PERCHÈ DALL’AMERICA? Per il biografo del Papa polacco non è un caso se in questo momento storico il Papa arriva dall’America. Infatti, l’elezione di papa Francesco completerebbe «il ritorno della Chiesa dalla Controriforma cattolica, che portò il Vangelo in America – e che infine ha prodotto il primo papa cattolico americano –, al cattolicesimo evangelico, che ora deve ripiantare il Vangelo in quelle parti del mondo che sono spiritualmente stanche, seminandolo ancora nei nuovi campi di missione di tutto il mondo». Non a caso, spiega Weigel «nella nostra conversazione del maggio 2012, l’uomo che sarebbe diventato il Papa, parlò in modo approfondito dell’importanza dell’incontro dei vescovi dell’America Latina del 2007 che produsse “Il documento di Aparecida”, frutto della quinta Conferenza generale dei vescovi dell’America Latina. Il messaggio centrale di quel documento rivoluzionario (in cui non appariva nessuna lamentela sulla migrazione dei fedeli nelle chiese protestanti, ma anzi fu un chiaro riconoscimento delle carenze dell’evangelizzazione cattolica in America Latina) può essere ricavato da questo breve passaggio, che ho usato come una delle epigrafi del mio libro, “Il cattolicesimo evangelico”: “La Chiesa è chiamata ad un ripensamento intenso e profondo della sua missione (…) Non può ritirarsi per via di coloro che vedono solo confusione, pericoli e minacce (…). Ciò che è necessario è confermare, rinnovare e rivitalizzare la buona notizia del Vangelo (…) in un incontro personale e comunitario con Gesù Cristo che solo suscita discepoli e missionari”».

LA RIVOLUZIONE DI BERGOGLIO. Il documento, ritenuto fondamentale dall’allora cardinal Bergoglio, continua così: «Una fede cattolica ridotta a semplice bagaglio, a un insieme di regole e divieti, a pratiche devozionali frammentate, a selettive e parziali adesioni alle verità di fede, alla partecipazione occasionale ad alcuni sacramenti, alla ripetizione di principi dottrinali, al blando o nervoso moraleggiare, che non converte la vita dei battezzati non resisterà alle prove del tempo». Perciò, per seguire papa Francesco, sottolinea Weigel, «dobbiamo tutti ripartire da Cristo, riconoscendo [con Papa Benedetto XVI] che “il cristianesimo è l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”».

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