L’uomo e la donna che vogliono vivere il loro battesimo devono andare verso le periferie, verso le periferie geografiche, le periferie culturali, le periferie esistenziali, devono andare con questa proposta evangelica... vivere in questa tensione, una tensione tra l'interiorità dell’incontro con Gesù che vi spinge verso fuori e pone tutto in questione, tra un andare e un tornare continuo.





MAGISTERO


Le religioni del nuovo Papa






Papa Francesco andrà a Gerusalemme nei primi mesi del 2014. Non sarà solo, ma accompagnato dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Rievocheranno, i due, il lungo e intenso abbraccio avvenuto tra Paolo VI e Atenagora in quella stessa città cinquant’anni fa, a suggello della riconciliazione e della revoca delle scomuniche reciproche tra chiesa d’occidente e chiesa d’oriente datate 1054. Lo ha promesso ieri lo stesso Francesco durante l’incontro riservato avvenuto nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico prima dell’udienza generale con “i delegati fraterni di chiese, comunità ecclesiali e organismi ecumenici internazionali, rappresentanti del popolo ebraico e di religioni non cristiane” convenuti a Roma per la celebrazione solenne d’inizio del ministero petrino. Ma non è questa l’unica e più importante promessa che il Pontefice argentino ha fatto al “Fratello Andrea”. Bergoglio ha infatti accettato l’invito di Bartolomeo I a recarsi anche a Istanbul il 30 novembre (giorno in cui si celebra la festa di sant’Andrea) del 2013 o, al più tardi, del 2014. Prima di giungere a Istanbul, per ovvie ragioni di protocollo e di diplomazia, il Papa farà sosta ad Ankara, la capitale della repubblica turca. Un copione pressoché identico a quello del viaggio di Benedetto XVI in Turchia nel 2007, culminato (ancor prima della visita a Santa Sofia) nella dichiarazione comune tra il Pontefice di Roma e Bartolomeo I al Fanar di Istanbul.
Che l’ecumenismo sia un tema particolarmente caro a Papa Francesco lo si era già capito la sera dell’elezione, quando dalla Loggia delle Benedizioni citò sant’Ignazio di Antiochia e l’incipit della sua lettera ai Romani secondo la quale “la chiesa di Roma presiede nella carità tutte le altre chiese”. Ieri il Pontefice ha ribadito il ruolo centrale dei rapporti tra i cattolici e le altre confessioni cristiane quando ha chiesto di incontrare separatamente e privatamente, prima di tutti gli altri, Bartolomeo I e il metropolita Hilarion, presidente del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.
Un’intesa forte, quella con Bartolomeo, confermata dalle parole che il patriarca di Costantinopoli (in perfetto italiano) ha pronunciato poco dopo nella Sala clementina. “L’unità delle chiese cristiane costituisce la prima e la più importante delle nostre preoccupazioni e uno dei presupposti fondamentali affinché la nostra testimonianza cristiana possa essere credibile agli occhi dei vicini e dei lontani”. Bartolomeo ha insistito sulla necessità che “il dialogo già intrapreso prosegua, affinché la verità della fede, l’esperienza dei santi e la tradizione del Primo millennio cristiano, possano essere insieme comprese e avvicinate in modo comune”. Con il patriarca di Costantinopoli, poi, il Papa ha concordato azioni comuni a tutela dell’ambiente, di quel “creato verso cui tutti portiamo responsabilità e che dobbiamo amare e custodire”, ha ribadito ancora ieri Jorge Bergoglio.
Un dialogo che per il patriarca deve proseguire “nella carità e nella verità, in spirito di umiltà e di mitezza, e attraverso le armi della verità”. Una mitezza che Bartolomeo ha ricordato anche parlando di Joseph Ratzinger, l’amico accolto al Fanar “che si è distinto per la sua conoscenza teologica e la sua carità”, l’uomo “che con spirito di coraggio” ha lasciato il suo ministero. L’appello del patriarca è stato prontamente raccolto da Francesco che ha rievocato un passaggio del discorso con cui Giovanni XXIII aprì il Concilio Vaticano II: “La chiesa cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di quell’unità che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell’imminenza del suo sacrificio”. Bergoglio vuole dedicare uno spazio privilegiato della propria missione come successore di Pietro alla causa dell’unità tra i cristiani, che potrà essere raggiunta solo se “si riuscirà a dare una testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa della fede ricevuta in dono”.
Il Papa si è poi rivolto ai “rappresentanti del popolo ebraico”, al quale “ci lega uno specialissimo vincolo spirituale”, e ai musulmani “che adorano Dio unico, vivente e misericordioso”. Nonostante il discorso fosse scritto, Francesco si è concesso qualche parola a braccio quando ha parlato dell’importanza che ha “per la chiesa cattolica la promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose”. Una frase che ha voluto ripetere due volte.

Il Foglio 21 marzo 2013


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